Giorgio, un procione con la coda a pois, sedeva sul trespolo del suo banco di scuola. Mancavano due giorni alla Festa del Papà, e lui aveva un piano segreto: disegnare Papà Procione come SUPEREROE, con mantello e poteri speciali!
«Userò tutti i colori!» sussurrò all’amica Livia, una puzzola con gli occhiali. «Il rosso per il mantello, l’argento per i razzi sulle zampe…»
Dopo la merenda, iniziò a disegnare di nascosto. Ma mentre colorava i capelli di Papà (neri come la notte), un vento improvviso entrò dalla finestra. Il foglio svolazzò via, atterrando… proprio nella pozzanghera dove giocava il cagnolone del bidello!
«Nooo!» gridò Giorgio, recuperando il disegno zuppo. L’inchiostro era sbavato e la faccia di Papà era solo una macchia viola.
«Ora non ho più niente da regalare…» mormorò, nascondendo il disegno nel cestino.
La mattina della festa, Papà Procione lo svegliò con un solletico. «Alzati, pigrone! Oggi è la mia giornata, e voglio passarla con te!»
Giorgio si sentì lo stomaco stretto. «Papà… io… non ho fatto un regalo. Mi sono distratto.»
Papà lo fissò, poi scosse la testa ridendo. «Ma che dici? Il regalo l’hai già fatto: ieri hai aiutato la nonna a portare la spesa, hai fatto ridere la mamma con quella tua smorfia… ogni giorno sei il mio regalo, Giorgio.»
Il procioncino abbassò le orecchie. «Però volevo disegnarti come un supereroe. Con i razzi e tutto…»
Papà alzò un sopracciglio. «Razzi? Allora sei un genio! Sai cosa facciamo? Trasformiamo il giardino in un campo di addestramento per supereroi!»
Prese una coperta rossa, da usare come mantello, due imbuti di latta, da usare come razzi, e una scatola di cartone, per simulare l’astronave. Insegnò a Giorgio il “Salto del Procione Volante” e il “Ruggito per Sconfiggere i Mostri”, che in realtà era uno starnuto esagerato.
Mentre ridevano rotolando sull’erba, Mamma Procione li fotografò. «Ecco,» disse Papà mostrando la foto sul telefono. «Questo è il disegno più bello: noi due, supereroi veri!»
Quella sera, Giorgio incollò la foto su un foglio e scrisse sotto: GRAZIE PER INSEGNARMI A VOLARE. Papà l’appese al frigorifero, accanto al disegno sbavato. «Perché due regali sono meglio di uno,» sussurrò. «Uno mostra che sei creativo, l’altro che sei mio figlio.»