C’era una volta una scuola elementare molto carina, con i muri gialli e le finestre grandi che guardavano su un giardino. Nell’aula della classe 2ª B, c’erano tanti banchi colorati, una libreria piena di storie e, proprio davanti a tutti, una grande lavagna nera.
Questa lavagna, però, non era una lavagna normale. Aveva un segreto.
Tutto iniziò un lunedì mattina. La maestra Silvia entrò in classe sorridendo. Prese un gessetto bianco nuovo di zecca e scrisse in alto, con la sua bella calligrafia:
BUONGIORNO! OGGI IMPARIAMO LE TABELLINE.
Poi si girò verso i bambini per fare l’appello. Quando si voltò di nuovo verso la lavagna… Puf! La scritta non c’era più. La lavagna era nera e pulita, come se nessuno l’avesse mai toccata.
“Che strano,” disse la maestra Silvia, grattandosi la testa. “Eppure ero sicura di aver scritto…” Prese un altro gessetto, questa volta rosa, e riscrisse la frase. Tempo di contare fino a tre e la scritta sparì di nuovo, proprio sotto i loro occhi!
I bambini della 2ª B iniziarono a ridacchiare. “Maestra, la lavagna ha fame!” gridò Leo dal secondo banco. “Secondo me è magica!” disse Sofia, che amava le fiabe.
La maestra Silvia era molto confusa. Provò a disegnare un fiore: sparito. Provò a scrivere un numero: sparito. Sembrava che la lavagna si stesse mangiando tutto quello che veniva scritto su di lei.
A quel punto, un bambino molto osservatore di nome Tommaso alzò la mano. “Maestra,” disse Tommaso, “guardate nell’angolino in basso a destra della lavagna.”
Tutti guardarono. Lì, proprio vicino al porta-gessetti, c’era una piccolissima, quasi invisibile, boccúccia disegnata col gesso, che faceva un timido sorriso. E vicino alla boccúccia, c’era una nuvoletta di polvere bianca, come se la lavagna avesse appena fatto un ruttino dopo un buon pasto.
“Oh, poverina!” esclamò la maestra Silvia, che era molto gentile. “Non è cattiva, è solo molto affamata! Non ha ‘mangiato’ per tutto il weekend perché la scuola era chiusa.”
I bambini capirono subito. La loro lavagna non voleva fare i dispetti, voleva solo un po’ di attenzione (e un po’ di gesso!).
Allora, tutti insieme, decisero di preparare un “pranzo” speciale per la lavagna. Ogni bambino si alzò e andò alla lavagna. Leo disegnò una grande mela rossa. Gnam! La lavagna la mangiò subito. Sofia scrisse una bellissima poesia sulla primavera, e dopo pochi secondi, sparì anche quella. Tommaso disegnò una pizza gigante con tante olive (fatte con i puntini).
La lavagna mangiò tutto: disegni storti, parole lunghe, numeri cicciottelli. Alla fine, la piccola boccúccia nell’angolo fece un sorriso soddisfatto e sparì. La lavagna era sazia.
“Bene,” disse la maestra Silvia, prendendo un gessetto azzurro. “Ora che hai la pancia piena, possiamo fare lezione?”
Scrisse di nuovo: BUONGIORNO! E questa volta, la scritta rimase lì, bella e luminosa, per tutta la mattina.
Da quel giorno, i bambini della 2ª B impararono una cosa importante: ogni mattina, prima di iniziare la lezione, dovevano “nutrire” la loro amica lavagna con un bel disegno o una parolina gentile. E la lavagna, per ringraziarli, li aiutava a imparare tante cose nuove, senza mai cancellare i compiti più importanti.