C’era una volta un bosco incantato chiamato Bosco Merlaia, dove tutti gli animali aspettavano con ansia l’arrivo della primavera. In inverno, gli alberi erano coperti di neve, il vento soffiava forte, e gli uccellini si rifugiavano nei nidi caldi. Ma i piccoli abitanti sapevano che, appena il sole avrebbe cominciato a scaldare la terra, sarebbe successo qualcosa di magico.
Il protagonista della nostra storia è Lillo, un coniglietto bianco con le orecchie morbide come batuffoli di cotone e un nasino rosa che si muoveva sempre, annusando l’aria. Lillo adorava saltellare tra i prati in fiore, ma in inverno doveva restare nella sua tana, aspettando pazientemente il primo segnale della primavera.
Una mattina, mentre Lillo stava sbadigliando vicino alla finestra della tana, sentì un “Crac!” provenire dall’esterno. Curioso, infilò il nasino fuori e… oh, meraviglia! La neve si stava sciogliendo, formando piccoli ruscelli argentati che scendevano giù per le colline, luccicando sotto i raggi del sole.
«Mamma! Mamma!» gridò Lillo, saltando su e giù. «La primavera sta arrivando! Guarda, la neve si scioglie!»
La mamma coniglia si avvicinò, sorridendo con dolcezza. «È vero, Lillo. Ma prima che il bosco fiorisca completamente, dobbiamo svegliare la Fata Primavera. È lei che porta i colori, i profumi e il canto degli uccelli!»
Lillo saltellò di gioia, battendo le zampine sul terreno morbido. «Posso andare a cercarla? Posso? Per favore! Voglio vedere i fiori e le farfalle!»
La mamma annuì, sistemandogli un fiocco blu intorno al collo. «Ma stai attento, e ricordati di chiedere aiuto agli amici del bosco! Senza di loro, la magia non funzionerà!»
Con il cuore che batteva forte, Lillo uscì dalla tana, portando con sé un cestino di foglie secche (il suo spuntino preferito) e una mappa disegnata sulla corteccia di un betulla. Si diresse verso il Grande Albero Dorato, un luogo misterioso dove, secondo le leggende, dormiva la Fata Primavera.
Lungo il sentiero, tra gli alberi ancora spogli, incontrò Pip, uno scoiattolo rosso con la coda folta, impegnato a raccogliere noccioline per la colazione.
«Ciao Pip!» disse Lillo, fermandosi a riprendere fiato. «Vieni con me a svegliare la Fata Primavera? Senza di lei, il bosco resterà grigio!»
Pip scodinzolò, mettendo le noccioline in un taschino del suo grembiule. «Certo! Ma come facciamo? Non ho mai visto una fata!»
«Non lo so… Forse abbiamo bisogno di un regalo magico!» pensò Lillo, grattandosi un orecchio.
I due amici continuarono il cammino, scavalcando sassi e pozzanghere, finché non incontrarono Bianca, una piccola volpe con il pelo lucente come seta e gli occhi verdi come foglie.
«Anch’io voglio aiutare!» disse Bianca, correndo verso di loro. «Forse la Fata ama i fiori… Io ne so raccogliere tanti! Mia nonna mi ha insegnato i segreti della terra!»
«Perfetto!» esclamò Lillo, sorridendo. «Andiamo alla Valle dei Girasoli! Lì ci sono i semi più belli del bosco!»
La Valle dei Girasoli era ancora coperta di brina, e l’aria profumava di muschio e legno bagnato. Bianca scavò con le zampine agili, facendo volare terra e sassolini, fino a trovare dei semi dorati grandi come lenticchie.
«Serviranno a far crescere i primi fiori!» disse orgogliosa, mostrandoli agli amici. «Con un po’ di sole e acqua, diventeranno alti fino al cielo!»
Mentre raccoglievano i semi in un sacchettino di ragnatela, udirono un ronzio allegro: era Zigo, un’ape laboriosa con le ali trasparenti e una striscia gialla sul pancino.
«Per fare sbocciare i fiori, ci vuole il mio miele magico!» spiegò Zigo, volando intorno a loro. «Ne ho un goccio qui, nella mia ampolla di cristallo… È dolce come il sole di giugno!»
Lillo prese con cura l’ampolla e la mise in una foglia arrotolata, infilandola nel cestino. Il gruppo era sempre più numeroso! Con loro ora c’erano Lillo, Pip, Bianca e Zigo. Mancava solo…
«Ci serve qualcuno che canti una canzone!» suggerì Pip, saltando su un sasso. «Le fate adorano la musica, lo dicono tutte le storie!»
Appena lo disse, dall’alto di un pino arrivò una voce squillante e melodiosa: era Luna, un usignolo dalle piume azzurre e una coda lunga e elegante.
«Io canterò per la Fata!» cinguettò Luna, posandosi sul ramo più basso. «La mia canzone farà aprire ogni cuore, anche quello più addormentato!»
Dopo aver attraversato un ponticello di legno scricchiolante e un prato di erba tenera, finalmente arrivarono al Grande Albero Dorato. Era enorme, con i rami che sembravano d’oro sotto i raggi del sole, e il tronco così largo che venti coniglietti non sarebbero riusciti ad abbracciarlo. Alla base, nascosta tra radici nodose, c’era una porticina di muschio verde smeraldo.
Lillo bussò timidamente con una zampina. «Fata Primavera? Siamo qui per svegliarti! Abbiamo portato dei doni!»
Nessuna risposta. L’aria era silenziosa, il gruppo si guardò preoccupato. «Forse serve una poesia!» propose Bianca, accarezzando il sacchetto dei semi. «O una canzone speciale!» aggiunse Pip.
Luna non perse tempo: spiegò le ali e cominciò a cantare con voce cristallina:
«Fata dei fiori, Fata del sole, svegliati ora, è tempo di sole! Porta i colori, porta il calore, fai rivivere ogni bel fiore!»
La porticina si aprì lentamente, cigolando, e una luce dorata avvolse il bosco, scaldando ogni angolo. La Fata Primavera, alta come un giglio, con un vestito fatto di petali rosa e ali trasparenti come quelli di una libellula, sorrise ai piccoli amici. «Grazie, coraggiosi! Avete unito i doni della terra, del lavoro, della musica e dell’amicizia. Senza di voi, la primavera non potrebbe risplendere!»
Con un gesto elegante della mano, la Fata lanciò in cielo una polvere luminosa che brillò come mille fuochi d’artificio. All’istante:
I semi di Bianca si trasformarono in girasoli alti e gioiosi, con petali dorati che seguivano il sole.
Il miele di Zigo attirò centinaia di farfalle variopinte, che danzarono formando un arcobaleno vivente.
La canzone di Luna fece sbocciare i ciliegi in un turbinio di petali rosa, che cadevano come neve profumata.
Pip e Lillo saltellarono felici tra i prati, mentre il bosco si riempiva di verde smeraldo e fiori di ogni forma.
Tutti gli animali del Bosco accorsero per festeggiare: le tartarughe suonavano melodie ritmiche battendo sassolini l’uno contro l’altro, le lucciole ballavano in cerchio come stelline cadute dal cielo, e persino il vecchio gufo Oscar, di solito così serio, batté le ali a ritmo, facendo ridere tutti.
La Fata Primavera si avvicinò a Lillo, posandogli una mano leggera sulla testa. «Hai dimostrato tanto coraggio, piccolo coniglio. Da oggi, tu e i tuoi amici sarete i protettori del bosco! Veglierete sulla natura e insegnerete a tutti il valore dell’unione!»
Lillo sorrise, sentendosi felice e importante come non mai. «Promettiamo di proteggere il bosco per sempre!» dissero all’unisono, stringendosi in un abbraccio di gruppo.
Da quel giorno, ogni anno, quando la neve inizia a sciogliersi e il primo raggio di sole bacia la terra, Lillo e i suoi amici ripetono il rituale magico. Raccolgono semi, preparano miele, cantano canzoni e bussano alla porticina della Fata, ricordando a tutti che la primavera è un dono da custodire con amore.
E se ascolti con attenzione, nelle sere di marzo, puoi sentire la risata argentata di Luna l’usignolo, il ronzio allegro di Zigo tra i fiori, e il fruscio delle orecchie di Lillo che corre felice tra i prati. Il Bosco di è diventato un simbolo di speranza, dove ogni creatura, grande o piccola, sa che l’amicizia e la collaborazione possono trasformare il mondo in un luogo più bello. E così, anno dopo anno, la primavera arriva puntuale, portando con sé colori, profumi, e una gioia che scalda il cuore come il sole di maggio.