L’estate magica di Clara

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C’era una volta una bambina di nome Clara che aveva otto anni e mezzo (il mezzo era molto importante, diceva sempre). Un giorno di luglio, mentre il sole faceva capolino dalle tende della sua cameretta, Clara ebbe un’idea straordinaria.

“Mamma,” disse, “voglio fare l’esploratrice del giardino!”

“Va bene, Clara, ma ricordati di non disturbare i fiori,” rispose la mamma.

“Promesso!” esclamò Clara, e uscì in giardino con un quaderno sotto il braccio e una lente d’ingrandimento che aveva ricevuto per il compleanno.

Clara si mise subito al lavoro. Il primo giorno scoprì che le formiche avevano costruito una vera e propria autostrada tra le rose e il pomodoro più grosso dell’orto. Ma non una qualsiasi autostrada: questa aveva perfino le strisce per l’attraversamento!

“Scusate,” disse Clara rivolgendosi alle formiche, “ma non dovreste avere anche un semaforo?”

Una formichina si fermò, la guardò con aria seria e disse: “Beh, ci avevamo pensato, ma il sindaco delle formiche ha detto che costa troppo. Usiamo il sistema dell’educazione stradale.”

Clara rimase a bocca aperta. Le formiche potevano parlare! Ma quando corse dalla mamma per raccontarglielo, la mamma sorrise e disse: “Che fantasia che hai, Clara!”

Il secondo giorno, Clara fece un’altra scoperta incredibile. Il vecchio ciliegio in fondo al giardino aveva una personalità molto particolare. Ogni volta che Clara si avvicinava, i suoi rami si spostavano leggermente per farle ombra.

“Grazie, signor Ciliegio,” disse Clara.

“Prego, signorina,” rispose l’albero con una voce profonda e gentile. “Fa così caldo che anche le mie foglie stanno sudando.”

Clara guardò attentamente e vide che dalle foglie cadevano gocciolini. “È vero! State sudando!”

“Eh sì, noi alberi d’estate facciamo molta fatica. Per fortuna che ci sei tu a tenerci compagnia.”

Ma quando Clara portò la nonna a vedere l’albero che parlava, la nonna disse: “Che immaginazione, Clara! Sembri proprio me quando ero piccola.”

Il terzo giorno accadde qualcosa di ancora più straordinario. Clara stava annaffiando le petunie quando si accorse che i fiori stavano facendo le boccacce all’innaffiatoio.

“Ehi!” disse Clara all’innaffiatoio, “i fiori non vi piacciono?”

“Oh no,” rispose l’innaffiatoio con voce gorgogliante, ”è che stamattina non mi sono lavato i denti e ho un po’ di alito cattivo. I fiori sono molto delicati, sai.”

“Posso aiutarvi,” disse Clara, e corse a prendere un po’ di sapone profumato alla lavanda.

Dopo aver lavato bene l’innaffiatoio, i fiori smisero di fare le boccacce e anzi cominciarono a sorridere quando vedevano arrivare l’acqua.

“Brava Clara!” disse la petunia più grande. “Ora l’innaffiatoio profuma di lavanda e siamo tutti felici!”

Ma quando Clara raccontò alla sua migliore amica Giulia dei fiori che parlavano, Giulia la guardò perplessa: “Clara, stai inventando tutto, vero?”

Dopo una settimana di queste scoperte meravigliose, Clara cominciò a sentirsi un po’ sola. Era bellissimo avere tutto il giardino che le parlava, ma non poter condividere davvero queste avventure con nessuno la rendeva triste.

Una sera, mentre era seduta sotto il ciliegio, arrivò il nonno.

“Perché hai quella faccia lunga, Clara?” le chiese.

“Nonno, tutto il giardino mi parla, ma solo io posso sentirlo. Vorrei che anche gli altri potessero sentire le formiche educate e l’innaffiatoio maleducato.”

Il nonno si sedette accanto a lei e sorrise. “Sai, Clara, quando ero piccolo come te, anch’io sentivo parlare tutte le cose del giardino. Era il mio superpotere segreto.”

“Davvero?” esclamò Clara con gli occhi che brillavano.

“Certamente. Ma poi ho scoperto una cosa ancora più bella: raccontare agli altri delle avventure del giardino. Non importa se non possono sentire quello che senti tu. Quello che conta è la gioia che provi tu quando racconti e la gioia che provi quando gli altri ti ascoltano.”

Clara ci pensò su. Il nonno aveva ragione. Da quel giorno, invece di essere triste perché gli altri non sentivano le voci del giardino, Clara diventò la migliore narratrice di storie del quartiere.

Ogni sera, seduta sotto il ciliegio, raccontava ai suoi amici le avventure delle formiche educate, dell’innaffiatoio timido e dei fiori vanitosi. E tutti la ascoltavano rapiti, perché le storie di Clara erano così divertenti e piene di fantasia che sembravano vere.

“Anche se non posso sentire parlare il giardino,” disse un giorno Giulia, “mi piace tantissimo quando me lo racconti tu, Clara.”

E Clara capì che la vera magia non era nel sentire parlare le cose, ma nel saper condividere la meraviglia con gli altri.

Da allora, ogni estate, Clara continuò a essere l’esploratrice del giardino, inventando sempre nuove avventure da raccontare. E chissà, forse il giardino le parlava davvero, o forse era solo la sua fantasia. Ma una cosa era certa: l’estate di Clara era sempre magica, perché era piena di storie da condividere.

“E così,” disse Clara alla fine dell’estate, “ho imparato che l’avventura più bella è quella che puoi raccontare agli altri.”

Il ciliegio fece un piccolo inchino con i suoi rami (o forse era solo il vento), e Clara sorrise, sapendo che l’estate successiva avrebbe portato nuove storie meravigliose.